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RICORDI  MUSICALI  E  MATERNI

Quando suono al pianoforte, chiudo le porte per non disturbare. Infatti mi esercito prevalentemente e solo saltuariamente eseguo qualche pezzo molto piacevole. Per me anche le scale e gli arpeggi sono interessanti, ma ripetere qualche passaggio difficile più volte è sicuramente non eufonico. Solo mia madre non si stancava; era la mia tifosa più interessata: si metteva a fare i mestieri vicino alla mia camera, dove avevo il pianoforte, per ascoltarmi. E’ stata lei a comperarmi il magnifico pianoforte verticale Geissler con inserti in radica e con i candelabri in bronzo. Prima ne noleggiavo uno nuovo ma spartano dal Foyer della Musica di via San Francesco a Sanremo (ora non c’è più). Mia madre era un’artista: mi aiutava a disegnare e a colorare anche perché era un’attività che le piaceva e nella quale riusciva bene. Era anche una donna bellissima: alta, elegante, piena di curve e con i capelli aerosi. Ma non devo essere io a dirlo. Perciò racconto un episodio di pochi anni fa quando portavo i pasti a domicilio con l’Associazione Raggi di Sole. A Vilmezzano c’era Angelo Zoara (è mancato da poco) il quale mi chiese informazioni sulla mia famiglia. Gli dissi che mi chiamavo Valentino Giacomazzi e che i miei genitori erano originari di Braga e dintorni. Quando gli dissi che mia madre si chiamava Mafalda si illuminò improvvisamente e tutto eccitato volle sapere dov’era, ma purtroppo era già morta. Mi disse che la conosceva perché da bambino il sabato la vedeva scendere con le sorelle per recarsi al mercato di Caprino. Doveva essere una bella sfilata: sei affascinanti ragazze ordinate per età ! Si chiamavano: Lina, Mafalda, Pierina, Maria, Carolina e Ottavia. Mia madre era la più bella ed Angelo mi fece capire che si era innamorato di lei (sarà un caso, ma è rimasto scapolo). A Vilmezzano le aspettavano affacciati alle finestre come se passassero le principesse con il loro seguito.
Tornando alla musica, aggiungo che ho suonato soltanto una volta il pubblico: è stato quando sono andato al matrimonio di mio cugino Luigi nei pressi di Marmirolo e mio fratello Italo mi chiese di suonare l’organo che c’era in chiesa nel matroneo. Suonai la Marcia nuziale di Mendelsohn e l’Ave Maria di Gounot. E’ stata un’entrata trionfale ! La cerimonia matrimoniale con la musica viene enfatizzata.
Affi, 5 febbraio 2015
Ecco un tipico esempio di pezzo per pianoforte che suonavo oltre cinquant'anni fa a Sanremo nella stanza che si affacciava su via Martiri della Libertà 35 (era l'appartamento con le quattro stanze da letto collegato a quello del numero 27):
Pyotr Ilyich Tchaikovsky: "Mazurka" op. 39 n. 11
P.S. Il pianoforte lo tenevo accanto al letto sul quale mi siedevo per suonarlo: mi mettevo sotto anche un cuscino per tenere i gomiti più in alto anche se mia madre mi aveva messo due materassi di lana da una piazza e mezzo.
Affi, 5 febbraio 2015
PS1. Ricordo che mia madre un giorno disse che mio padre l'aveva conquistata anche perché suonava la chitarra, ma a Sanremo non ne prese mai in mano una. Forse la usava solo per gli accordi come accompagnamento al canto.
Affi, 5 febbraio 2015
PS2. Quando suono uso prevalentemente i testi con gli spartiti di mezzo secolo fa sui quali ci sono ancora le annotazioni a matita della mia insegnante la prof. Mirella Salesi. Era una persona veramente a modo. Andavo a lezione da lei, prima in via V. Gioberti presso la scuola "Mater Misericordiae" e, dopo che ebbe lasciato le religiose e fondato la scuola di musica "Ottorino Respighi", nella sua abitazione di via G. Garibaldi dove aveva un magnifico pianoforte a mezza coda in una sala al piano terreno che guardava sul giardino e nella quale esponeva con orgoglio un grande quadro di Ceriana dipinto da suo padre Filippo. Mirella è sempre rimasta signorina: praticamente era una suora laica.
Quando leggo le note musicali con le sue raccomandazioni mi sembra che sia ancora accanto a me, invece è morta nell'aprile del 2010.

Affi, 5 febbraio 2015
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